Tax News - Supplemento online alla Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2612-5196
G. Giappichelli Editore

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Relazione: Alcune brevi riflessioni su destinazioni di quote d'imposta e credito d'imposta in favore del patrimonio culturale (di Amedeo Di Maio, Professore onorario di Scienza delle finanze; Professore associato di Scienza delle finanze  – Giuseppe Lucio Gaeta, Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”)


Il credito d'imposta introdotto con l'Art bonus valorizza ancor di più le preferenze individuali, rispetto alle destinazioni dell’otto e cinque per mille, incentivando, al contempo, la concorrenza tra enti e progetti per accaparrarsi un potenziale finanziamento privato sostenuto dal credito di imposta. Tuttavia, i dati pubblici disponibili sull'efficienza dello strumento, non sono del tutto trasparenti.

Parole chiave: patrimonio culturale; quote di imposta; credito di imposta; art bonus; trasparenza.

Insights on allocation of tax shares and tax credits for the cultural heritage

Art bonus tax credit enhances individual preferences even more, compared to the Italian “otto and cinque per mille” allocations, while incentivizing competition among entities and projects to grab potential private funding supported by the tax credit. Publicly available data on the efficiency of the tool, however, are not entirely transparent.

Keywords: cultural heritage; tax quotas; tax credit; art bonus; transparency.

1. Nel pensiero economico oggi dominante l’operato di ogni attore è riconducibile a un problema di massimizzazione di un’eterea utilità, sotto il vincolo delle risorse scarse disponibili, dimenticando, forse, che ricerca del­l’u­tile può rendere inutile la vita, come segnalava Giacomo Leopardi in un suo famoso testo del 1831 (Stolta, che l’util chiede,/ e inutile la vita/quindi più sempre divenir non vede”, Leopardi, Il pensiero dominante, 1831). In questo approccio, il laissez-faire garantirebbe il raggiungimento di condizioni ottime e alla finanza pubblica si riconosce il compito residuale di correggere i pochi fallimenti del mercato che pregiudicherebbero la menzionata efficienza. Applicando i ragionamenti oggi dominanti al settore genericamente definito della cultura, sembra discendere che dal lato dell’offerta debbano esistere azioni pubbliche di tutela e gestione dei beni culturali, intese come strumentali alla valorizzazione, e cioè alla definizione del valore che a questi beni può riconoscersi. In questo quadro gioca un ruolo rilevante l’incentivo ai privati a contribuire finanziariamente alla realizzazione di queste attività. Ci riferiamo, per esempio, ai cosiddetti otto per mille e cinque per mille – che permettono al contribuente di destinare una piccola parte dell’imposta dovuta a un obiettivo specifico – e al credito d’imposta Art bonus, che intende incentivare le erogazioni liberali in favore del patrimonio culturale. Si tratta di strumenti ovviamente diversi, ognuno con le proprie specificità. Tuttavia ci sembra utile considerarli insieme, in questa breve riflessione, per svolgere alcune considerazioni sul ruolo che le preferenze individuali dei contribuenti possono giocare nel finanziamento delle attività menzionate. Come è noto, la normativa in vigore stabilisce che una quota pari all’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche possa essere destinata, al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi, a una confessione religiosa o allo Stato (cfr. D.P.R. n.76/1998 e successive riformulazioni). In mancanza di esplicita scelta, l’otto per mille viene comunque attribuito in maniera proporzionale alle scelte espresse. I contribuenti che scelgono di destinare le risorse allo Stato possono indicare una finalità d’uso e gli interventi ammessi alla ripartizione della quota destinata alla diretta gestione statale includono quelli volti al restauro, alla valorizzazione, alla fruibilità da parte del pubblico di beni immobili di valore storico-architettonico. Inizialmente, le risorse in tal modo raccolte a favore del patrimonio culturale venivano ripartite secondo un criterio geografico, finalizzato a una equa distribuzione territoriale tra Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud e Isole. Tuttavia, a partire dal 2016 e per dieci anni [continua..]
Fascicolo 2 - 2022