Tax News - Supplemento online alla Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2612-5196
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La formalizzazione dell'istanza di rimborso all'interno della dichiarazione non consente la definitiva cristallizzazione del credito: l'amministrazione finanziaria ha poteri temporalmente illimitati in occasione della richiesta di rimborso (di Maria Gaballo, Dottore di ricerca in Diritto tributario dell’impresa e i contratti di lavoro, Seconda Università degli Studi di Napoli)


In tema di rimborso di un credito, la Corte di Cassazione conferma l’indirizzo interpretativo delle Sezioni Unite (Cass., Sez. Un., Sent. n. 21766/2021), decidendo che l’Am­ministrazione ha, sostanzialmente, poteri temporalmente illimitati, poiché può svolgere sempre le operazioni di controllo in occasione della richiesta di rimborso, e ciò a prescindere dal momento della formazione del credito. In tal senso, i termini di decadenza dall’accertamento riguardano le sole imposte dovute dal contribuente. Tuttavia, è logico sostenere che se questi intenda far valere la propria pretesa al rimborso deve assumersene l’onere probatorio. I Giudici di legittimità, per la fattispecie in esame, richiamano i principi enunciati nei precedenti orientamenti giurisprudenziali dalla stessa Corte (cfr. Cass., Sez. Un., n. 21766/2021): “il credito che nasca dal coacervo delle poste detraibili che prevalgano sul debito, e che quindi eccedano l’imposta liquidata, esiste in quanto ne sussistano i fatti generatori, sicché non è sufficiente che sia esposto in dichiarazione, né è necessario che sia accertato dall’amministrazione (Cass. n. 18427/12; n. 27580/18)”.

The formalisation of the refund claim within the declaration does not allow for the definitive crystallisation of the claim: the tax administration has temporally unlimited powers at the time of the refund claim

On the subject of the reimbursement of a credit, the Supreme Court of Cassation confirms the interpretative address of the United Sections (Cass., Sez. Un., Sent. n. 21766/2021), deciding that the Administration has, in essence, unlimited temporal powers, since it can always carry out the control operations on the occasion of the request for reimbursement, and this regardless of the time of the formation of the credit. In this sense, the time limits for assessment lapse only concern the taxes owed by the taxpayer. However, it is logical to argue that if the taxpayer wishes to assert its claim for refund, it must bear the burden of proof. The courts of legitimacy, for the case at hand, recall the principles set forth in previous case law by the same Court (Cass., Sez. Un, Sent. n. 21766/2021): “the credit arising from the accumulation of deductible items that prevail over the debt, and therefore exceed the liquidated tax, exists insofar as the facts generating it exist, so that it is not sufficient that it is set out in the declaration, nor is it necessary that it be ascertained by the administration (Cass., n.18427/12; n. 27580/18)”.

1. L’ordinanza che si annota conferma la legittimità del diniego di rimborso oltre il termine di decadenza dell’accertamento dell’Amministrazione finanziaria. La pronuncia in esame ha ritenuto che è il contribuente, che decide di chiedere il rimborso di un credito a distanza di anni dalla maturazione del diritto relativo, a scegliere, riportandolo a nuovo, di assegnare ad esso rilevanza, appunto ex novo, in ciascuna delle dichiarazioni successive nelle quali considera tale credito. Gli effetti preclusivi della decadenza dall’accertamento attengono alle sole imposte dovute. In definitiva, la Cassazione interviene in materia di diniego di rimborso, affermando che il credito che tragga origine dal coacervo delle poste detraibili che prevalgano sul debito, e che, quindi, eccedano l’imposta liquidata, esiste in quanto ne sussistano i fatti che lo determinano (“i fatti generatori”). Pertanto, non è sufficiente che esso sia indicato nella dichiarazione, né è necessario che il medesimo credito sia accertato dal­l’Amministrazione finanziaria. Per queste fattispecie, non ci sarebbe violazione degli artt. 36–bis, 40 e 43 del D.P.R. n. 600/73 e nemmeno del principio della certezza dei rapporti giuridici. L’ampliamento dei termini dell’accerta­mento sine die sarebbe legittimo nelle ipotesi dei controlli sui crediti. In particolare, il Supremo Collegio rigetta la tesi della ricorrente partendo proprio dalla ratio delle norme in parola e dall’esame della loro funzione nel sistema dell’accertamento. Infatti, la tesi della Corte richiama l’orientamento già espresso in precedenza secondo cui “L’omesso esercizio del potere di controllo non determina, quindi, alcun effetto accertativo del credito vantato, che può derivare soltanto dalla positiva verifica della rispondenza alla realtà di quanto dichiarato (Cass., Sez. Un., n. 8500/21)”. 2. A breve distanza di tempo il Supremo Collegio si pronuncia, in senso conforme a Cass., Sez. Un., 25 marzo 2021, n. 8500 (in tema di oneri pluriennali), la quale aveva ritenuto che nell’ipotesi di contestazione di costi pluriennali per motivi differenti dall’errato computo del singolo rateo dedotto, la decadenza del potere di accertamento va verificata ad ogni singola annualità nella quale il singolo rateo di suddivisione del componente pluriennale è indicato in dichiarazione (nel caso di specie, la scelta operata dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione è quella di limitare il significato della definitività, per ampliare, invece, quello della possibilità di agire dell’Agenzia delle Entrate; Fransoni, Le Sezioni Unite e la decadenza: una sentenza che farà danni, commento a Cass., SS.UU., 25 marzo 2021, n. 8500, in fransoni.it; Castaldi, Cass. S.U., 25 marzo 2021, n. 8500 e fattispecie reddituali a [continua..]
Fascicolo 1 - 2023