Tax News - Supplemento online alla Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2612-5196
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La corte di giustizia EU “boccia” il quadro RW spagnolo: brevi considerazioni sulla potenziale incompatibilità comunitaria della disciplina italiana sul monitoraggio fiscale degli investimenti e delle attività detenute all'estero (di Francesco Spinello, Dottorando di ricerca in Diritto tributario, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Avvocato tributarista in Roma)


Con la sentenza del 27 gennaio 2022 (causa C-788/19) la Corte di Giustizia UE ha stabilito che la normativa spagnola sul monitoraggio fiscale reca un pregiudizio sproporzionato alla libera circolazione dei capitali nella misura in cui punisce linosservanza, da parte del contribuente fiscalmente residente in Spagna, degli obblighi di dichiarazione dei beni e diritti situati allestero con una sanzione proporzionale al 150% dellimposta, calcolata sulle somme corrispondenti al valore di tali beni e diritti, oltreché con sanzioni forfettarie. Le recenti statuizioni della Corte di Giustizia offrono lo spunto per svolgere alcune brevi considerazioni critiche sulla compatibilità comunitaria della disciplina italiana sul monitoraggio fiscale, che ha indubbiamente notevoli consonanze con limpian­to normativo spagnolo ritenuto in contrasto con il diritto dellUnione Europea.

Parole chiave: libera circolazione dei capitali; monitoraggio fiscale; principio di proporzionalità; quadro RW; raddoppio dei termini; sanzioni.

The Court of Justice of the european union rejects spain's “tax-form 720”: brief remarks on the potential incompatibility of the national rules on the fiscal monitoring of foreign-held investments and assets with the european law

On January 27, 2022, the Court of Justice of the European Union with its judgment in case C-788/19 stated that the spanish legislation on fiscal monitoring failed to fulfil its obligations under the free movement of capital by subjecting the failure to comply with or the partial or late compliance with the obligation to provide information concerning assets or rights located abroad to a proportional fine of 150% of the tax calculated on amounts corresponding to the value of those assets or those rights held overseas and flat-rate fines. The recent judgment of the Court of Justice offers the opportunity to carry out some brief and critical remarks on the EU law compatibility of the italian legislation on the fiscal monitoring, which has significant consonances with the spanish legal system.

Keywords: free movement of capital; fiscal monitoring; proportionality principle; RW form; doubling of terms; tax penalties.

1. Con la sentenza del 27 gennaio 2022, relativa alla causa C-788/19 (Commissione Europea contro Regno di Spagna), la Corte di Giustizia ha stabilito che la disciplina spagnola sul monitoraggio fiscale – secondo cui i soggetti fiscalmente residenti in Spagna hanno l’obbligo di indicare nel “Modello 720” (corrispondente al “quadro RW” italiano) gli investimenti e le attività detenute all’estero – è contraria al diritto dell’Unione Europea in quanto non conforme al principio di proporzionalità. La richiamata normativa, già ritenuta incompatibile dalla Commissione Europea (cfr. al riguardo il parere motivato del 15 febbraio 2017), prevede infatti rilevanti conseguenze sanzionatorie in caso di omessa, inesatta o tardiva presentazione del Modello 720; tali conseguenze consistono, in particolare, nella qualificazione degli attivi come plusvalenze patrimoniali non giustificate, con la loro integrazione nella base imponibile generale a prescindere dalla data di acquisto degli attivi interessati, nonché nell’irrogazione di una sanzione proporzionale del 150% e di sanzioni forfettarie più rigorose rispetto a quelle previste per violazioni delle stessa specie. La sentenza in commento muove dall’assunto secondo cui l’obbligo di presentazione del Modello 720 e le sanzioni collegate all’inosservanza o all’adempimento inesatto o tardivo di tale obbligo, che non hanno equivalenti per quanto riguarda i beni o i diritti situati in Spagna, istituiscono una disparità di trattamento tra i residenti in tale Paese a seconda del luogo in cui si trovino i loro attivi. L’0bbligo in questione, difatti, è idoneo a dissuadere, impedire o limitare le possibilità dei residenti in Spagna di investire in altri Stati membri e per tale ragione costituisce una restrizione alla libertà di circolazione dei capitali in violazione dell’art. 63, par. 1 del TFUE e dell’art. 40 del­l’accordo SEE (v. in tal senso, sentenze dell’11 giugno 2009, X e Passenheim-van Schoot, cause C-155/08 e 157/08, punti da 36 a 40) (sul punto cfr. anche Giordano-Merolle, Obblighi domestici di dichiarazione di asset esteri e libertà unionale di circolazione dei capitali – Il caso spagnolo all’esame della Corte di Giustizia, in Norme e Tributi Plus de IlSole24Ore, 31 gennaio 2022). 2. Ciò posto, con la sentenza del 27 gennaio 2022 la Corte di Giustizia ha stabilito che la Spagna è venuta meno agli obblighi su di essa incombenti in forza della libera circolazione dei capitali, avendo previsto, come conseguenza dell’inadempimento o dell’adempimento inesatto o tardivo dell’obbligo di informazione riguardo ai beni e ai diritti situati all’estero, la qualificazione di tali attivi come “plusvalenze patrimoniali non giustificate”, senza alcuna possibilità [continua..]
Fascicolo 2 - 2022