Tax News - Supplemento online alla Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2612-5196
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All'esame della corte EDU gli elenchi di evasori in rete per il controllo pubblico diffuso sul dovere tributario (nota a) (di Chiara Francioso, Assegnista di ricerca in Diritto tributario, Università degli Studi di Milano Bicocca)


Con la sentenza “L.B. contro Ungheria”, la Corte EDU ha deciso che non lede vita privata e familiare (art. 8 CEDU) la pubblicazione on line, da parte di un’amministrazione fiscale, di elenchi dei contribuenti inadempienti recanti, oltre al nome e al codice fiscale, l’indirizzo di residenza e l’importo dovuto. I giudici di Strasburgo reputano, dunque, che la pubblicazione di tali dati sul sito istituzionale dell’amministrazione rifletta un sano bilanciamento tra il diritto alla riservatezza, il diritto ad essere informati dei consociati (in specie, i potenziali “business partners”) e l’interesse economico generale alla riscossione delle entrate pubbliche attraverso un controllo diffuso con funzione deterrente. La soluzione suscita parecchie perplessità, di ordine generale, sull’efficacia degli elenchi nei sistemi tributari e sulla loro natura giuridica, e, più puntuali, sulla compatibilità della misura ungherese con i diritti alla minimizzazione dei dati, all’oblio e al risarcimento dei danni a seguito della lesione della vita privata e familiare dell’individuo. La sentenza, pronunciata dalla quarta camera e corredata da un’articolata dissenting opinion, non è divenuta definitiva ed è ora all’esame della Grande camera.

Keywords: publicity; lists of tax defaulters; Internet; personal data; private and family life.

Lists of tax defaulters online for purposes of mutual social control on fiscal duties under review of the ECtHR

In the case “L.B. v. Hungary”, the fourth chamber of the ECtHR found that a national tax authority publishing on its website a lists of major tax defaulters (including their names, tax identification numbers, home addresses and debt amount) does not breach the taxpayer’s right to private life (article 8 of the Convention). According to this judgment, such a deterrent measure reflects a fair balance between the right to privacy, the public’s right to be informed (especially that of the potential business partners) and the need to improve discipline as regards tax payment, thereby protecting the economic well-being of the Country. The decision raises several doubts as regards the effectiveness of the lists of tax defaulters in boosting tax collection and their punitive nature. Furthermore, the solution at hand does not seem fully compliant with the principle of data minimization, with the right to be forgotten and the right to claim compensation, as acknowledged by two dissenting judges. However, the judgment has not become final, because the matter was deferred to the Grand chamber and is now under review.

Parole chiave: pubblicità; elenchi di evasori; Internet; dati personali; vita privata e familiare.

1. Introduzione. Con la sentenza “L.B. contro Ungheria” la quarta camera della Corte europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata sulla compatibilità con la CEDU degli elenchi di evasori pubblicati sul sito web dell’ammi­nistrazione tributaria ungherese (cfr. i commenti di Van Der Sloot, L.B. v. Hungary: Disclosure of Information on Individuals with Tax Debt: Important Public Information or Pillory Politics, in Eur. Data Protection L. Rev., 2021, p. 140 ss.; Purpura, Protection of Taxpayers’Personal Data and National Tax Interest: A Misstep by the European Court of Human Rights?, in Intertax, 2021, p. 1044; Cociani, La pubblicazione in rete di un elenco di evasori fiscali, tra sanzioni improprie e privilegia fisci, in http://diritti-cedu.unipg.it/, 30 novembre 2021; Marinello, Pubblicazione di dati personali dei contribuenti e rispetto della vita privata secondo la Corte EDU: la difficile ricerca di un equilibrio tra interesse fiscale e diritto alla riservatezza, in Riv. dir. trib., 2022, IV, p. 12 ss.). L’Ungheria, come parecchi Stati europei, pubblica in rete elenchi di persone fisiche ed entità giuridiche che non abbiano provveduto al pagamento di debiti tributari. Simili misure hanno l’obiettivo di stimolare la riscossione spontanea dei tributi facendo leva sull’effetto deterrente e sulle potenziali ricadute reputazionali della divulgazione. Si tratta dell’approccio – impiegato in svariati ambiti – c.d. “name and shame”, che, con la pubblicazione di informazioni nominative, innesca dinamiche di mutuo controllo sociale sul rispetto o la violazione di determinate disposizioni [Hey, Transparency and Publicity, in Hey-Başaran Yavaşlar (a cura di), Tax Transparency: 2018 EATLP Congress, Amsterdam, 2019, p. 205 ss.]. In particolare, il regime portato all’attenzione della Corte prevede la pubblicazione dei dati dei contribuenti con debiti tributari superiori a dieci milioni di fiorini ungheresi (circa 30.000 euro), definitivamente accertati (L. n. XCII/2003 sull’Amministrazione fiscale, § 55). Oltre agli importi dovuti, vengono divulgati nominativi o denominazioni sociali, indirizzi di residenza o di stabilimento e numeri di identificazione fiscale. Se il debito viene saldato, è prevista la pronta rimozione del nominativo dalla lista. La Corte è stata chiamata a pronunciarsi sul ricorso di una persona fisica, coinvolta dalla divulgazione, che ha lamentato la lesione del diritto al rispetto della vita privata e familiare ex art. 8 CEDU. In seguito alla pubblicazione sul sito web dell’amministrazione tributaria, il ricorrente era stato incluso in una mappa interattiva dei contribuenti inadempienti, che permetteva di visualizzare nominativo, indirizzo di residenza e debito tributario di ciascuno di essi cliccando sui vari territori rappresentati. L’articolo 8 della Convenzione tutela il [continua..]
Fascicolo 2 - 2022