Tax News - Supplemento online alla Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2612-5196
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IVA: corrispettivo accertato e problemi di rivalsa (nota a) (di Paola Milioto, Dottoranda di ricerca, Università degli Studi G. d’Annunzio di Chieti-Pescara)


La Corte di Giustizia afferma che i corrispettivi percepiti per prestazioni rilevanti a fini IVA, non dichiarati né fatturati e successivamente accertati dall'Amministrazione finanziaria, devono comprendere l'IVA, salvo il caso in cui secondo il diritto nazionale sia possibile recuperare altrimenti l’imposta.

Parole chiave: principio di neutralità – IVA – determinazione della base imponibile – mancata fatturazione – divieto di frode fiscale.

VAT: ascertained amount and refund problems

The Court of Justice affirms that fees received for VAT-relevant services, which are neither declared nor invoiced and are subsequently assessed by the tax authorities, must be include VAT, unless it is possible under national law to otherwise recover the tax.

Keywords: principle of neutrality – VAT – determination of taxable amount – failure to invoice – prohibition of tax fraud.

1. La Corte di Giustizia si è occupata della compatibilità degli artt. 73 e 78 della direttiva 2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, con la Ley n. 37/1992 del 28 dicembre 1992, che permette all’Amministrazione finanziaria spagnola, nell’ambito di controlli riguardanti operazioni occultate, di non includere l’IVA all’interno degli importi accertati ai fini delle imposte sui redditi. La vicenda sottoposta all’attenzione della Corte è originata da talune ispezioni effettuate dall’Inspección de Tributos sulla situazione fiscale di CB (cittadino spagnolo svolgente l’attività di agente per lo spettacolo), all’esito delle quali l’Agencia Estatal de Administración Tributaria accertava l’imposta sul reddito delle persone fisiche e comminava le relative sanzioni. L’accerta­mento impattava, come ovvio, anche sulle imposte indirette, essendo l’attività di intermediazione realizzata da CB (e occultata al Fisco) pacificamente soggetta all’applicazione dell’IVA. L’Agencia tributaria spagnola riteneva gli importi incassati da CB esclusi IVA e utilizzavano, ai fini delle imposte dirette e quale base imponibile, l’intero importo ricevuto in ciascuna annualità. Fra i motivi di doglianza sostenuti in sede di ricorso, CB ricordava come l’esclusione dell’IVA dagli importi classificati quali ricavi violasse la giurisprudenza unionale e quella del Tribunal Supremo spagnolo secondo le quali «qualora tale amministrazione scopra operazioni, in linea di principio, soggette all’IVA, non dichiarate e non fatturate, l’IVA deve intendersi inclusa nel prezzo convenuto dalle parti di tali operazioni» (Corte di Giustizia del 7 novembre 2013, Tulică e Plavoşin, cause riunite C-249/12 e C-250/12). Dal che CB desumeva che, non potendo richiedere l’IVA non trasferita, questa dovesse essere inclusa nei ricavi percepiti. La Corte di Giustizia, nella pronuncia in commento, ha affermato che qualora un soggetto passivo IVA, commettendo un’evasione, non abbia né indicato l’esistenza dell’operazione, né emesso fattura, né fatto figurare in una dichiarazione a titolo delle imposte dirette i redditi ottenuti, gli importi versati e percepiti saranno accertati e ricostruiti quali «prezzo già comprensivo dell’IVA, a meno che, secondo il diritto nazionale, i soggetti passivi abbiano la possibilità di ripercuotere e detrarre successivamente l’IVA in questione, nonostante l’evasione». 2. La conclusione raggiunta dalla Corte di Giustizia – che si ritiene essere corretta a livello sistematico – si pone in linea di continuità rispetto alle esigenze di funzionamento dell’IVA nel suo complesso; ciò, però, non alla luce del principio di neutralità. Nel suo [continua..]
Fascicolo 2 - 2022