Tax News - Supplemento online alla Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2612-5196
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Fisco ed emergenza coronavirus. Quali soluzioni per superare la crisi? (di Giuseppe Marini, Professore ordinario di Diritto tributario presso il Dipartimento di Economia Aziendale, Università degli Studi “Roma Tre”.)


L’emergenza da Covid-19 impone delle scelte anche (e soprattutto) sotto il profilo fiscale, tese a garantire, da un lato, misure di sostegno per famiglie ed imprese, e, dall’altro, le entrate tributarie. Tali misure potrebbero concretizzarsi nella introduzione di forme di prelievo patrimoniale straordinarie (i.e. prelievo forzoso su depositi bancari e conti correnti, patrimoniale sui grandi patrimoni) – su cui si nutrono riserve, non tanto sulla legittimità, quanto sui conseguenti effetti economici – oppure nella previsione di specifiche forme di sostegno generalizzate o tipizzate per una o più categorie e/o attività economiche (aliquote differenziate per settori produttivi, diminuzione del prelievo per i settori maggiormente colpiti, eliminazione dei versamenti in acconto, rateizzabilità delle somme da versare in autoliquidazione, introduzione dell’istituto del riporto all’indietro delle perdite, sospensione degli ISA, abolizione della disciplina delle c.d. “società di comodo”).

Tax and coronavirus emergency. Which solutions to overcome the crisis?

The Covid-19 emergency requires choices also (and expecially) from a tax point of view, aimed at ensuring, on one hand, support measures for families and businesses, and, on the other hand, tax revenue. These measures could materialize in the introduction of extraordinary forms of capital taxation (for example, a withdrawal’s compulsory system on bank accounts, wealth tax on large assets) – about which there are reservations, not about their legitimacy, but about their economic effects – or in the introduction of specific support measures for all or only for one or more economic activities (differentiated rates on productive sectors, reduction in tax for the sectors most affected, removal of down payments, rescheduling of the self-liquidating payment, introduction of the loss carry-back, suspension of the ISAs, abolition of the regulation of “shell companies”).

L’emergenza epidemiologica da Covid-19 sta mettendo a dura prova la tenuta del nostro Paese, con il rischio di gravi ripercussioni nel sistema econo­mico, che ancora prima dell’insorgenza della crisi sanitaria, si presentava di per sé assai fragile. In questa situazione, la leva fiscale potrebbe certamente essere un volano per superare le attuali difficoltà; si pone, tuttavia, il problema di individuare quale sia la strada più corretta e quella più efficace da percorrere per la politica fiscale, chiamata a contemperare, da un parte, gli interessi dei cittadini che invocano misure di sostegno per le famiglie e per le imprese, e, dall’altra parte, l’interesse dell’Amministrazione finanziaria a preservare il gettito delle entrate tributarie. Le misure fiscali da adottare in questo tempo di crisi potrebbero, in via teorica, seguire due percorsi, tra di loro alternativi o anche complementari; potrebbero, in altri termini, conseguire a norme impositive, con la introduzione di forme di prelievo ad hoc straordinarie e peculiari, ovvero trovare fondamento in norme agevolative, attraverso la previsione di specifiche forme di sostegno generalizzate o tipizzate per una o più categorie e/o attività economiche. Ad oggi, il Governo si è mosso unicamente verso tale seconda direzione. I vari decreti che si sono succeduti in queste ultime settimane, infatti, hanno introdotto misure fiscali di contrasto agli effetti economici derivanti dalla crisi da Covid-19, che vanno dalla sospensione di adempimenti e versamenti, all’introduzione di agevolazioni e crediti di imposta. Molto è stato fatto, ma molto si può ancora fare (v. sul punto, Melis, Interventi tributari e crisi pandemica, in Luiss Open); a questo proposito si esprimono le seguenti considerazioni. Le misure fiscali, per così dire impositive, che si potrebbero ipotizzare sono due: – l’introduzione di un prelievo forzoso sui depositi bancari e conti correnti aperti in Italia o accesi all’estero, alla stregua di quanto accadde nel 1992 con il Governo Amato (D.L. n. 333/1992, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 359/1992); – l’introduzione di una patrimoniale straordinaria sui grandi patrimoni. Prima facie è possibile affermare che la prima di dette misure si caratterizzerebbe – per usare le parole della Corte Costituzionale nella nota sentenza n. 143/1995 emessa all’esito del giudizio di legittimità dell’art. 7 del D.L. n. 333/1992 – per la possibilità di «individuare un meccanismo di immediato accertamento e di agevole riscossione dell’imposta medesima». Detto in altri termini, tale misura inciderebbe su una base imponibile facilmente accertabile, ovvero il saldo di conti correnti e di deposito, la cui modalità di riscossione sarebbe [continua..]
Fascicolo 1 - 2020